Missiroli ha scritto un romanzo fatto di storie, di personaggi, di atmosfere, di paesaggi.
Le storie focalizzate intorno a ogni personaggio si intersecano proprio come nella vita e costituiscono una narrazione di ampio respiro, la cui trama coinvolge i protagonisti e noi lettori che ci troviamo immersi nel flusso dei pensieri, dei temi e delle vicende. Missiroli conosce i desideri e le paure di tutti noi, uomini e donne e ce li sbatte in faccia per mezzo di una narrazione caleidoscopica, fatta di sensazioni, di confessioni, di impulsi, di timori, di repressioni, di scontri e di riconciliazioni, che passano da una bocca all’altra, da una mente all’altra. Attraverso il presente e il passato, per mezzo di un uso un po’ spregiudicato dei flashback, l’autore ci porta a spasso nel tempo e ci costringe a ricucire gli episodi per ricostruire la trama e scoprire da un intreccio volutamente frammentato la fabula di tutte le vicende narrate.
I personaggi non sono eroi romanzeschi, sono persone nel contempo spavalde e rispettose, titubanti e decise, in cerca di una realizzazione esistenziale, di un cammino di soddisfazioni nel lavoro, di svolte che allontanino la banalità della vita.
Il paesaggio è reso personaggio esso stesso. Fa parte della storia, completa i pensieri, i dialoghi, intreccia le vicende e le situazioni attraverso il ricordo, le sensazioni le descrizioni poetiche.
Fedeltà è un romanzo obliquo, assolutamente non lineare, volutamente confuso, non facile da gustare ma che ha molti degli ingredienti per essere godibile per gli amanti di una tecnica narrativa personale e nuova. Richiama, fatte le debite proporzioni, le vicende del mondo felliniano e come il grande regista ci lascia la bocca amara, con qualche striatura agrodolce.