L’amica geniale

 
 

di Elena Ferrante

Questo romanzo non mi è piaciuto, per tre motivi.

1. La voce narrante all’inizio è una voce di bambina che a tratti appare troppo matura e ricca, producendo un’incongruenza stilistica. Usa vocaboli semplici (da bambina) e concetti complessi da adulta.

2. Il mondo che descrive è visto come fotografato da una cinepresa che raramente allarga la visuale sul mondo circostante. O meglio descrive il mondo attraverso la descrizione delle persone, dei loro “fatti”. Se hai vissuto quel mondo o in un mondo simile te lo godi, altrimenti provi un certo fastidio. Rammenta quelle foto fatte dai ragazzi alle gite scolastiche: anche quando sono nel luogo più  bello del mondo: fotografano solo loro stessi. I luoghi si vedono solo se sono riflessi nelle loro iridi e pupille, oppure se anche tu eri presente alla gita.

3. La lettura di questo romanzo mi ha annoiato. Forse perché lo trovo privo di fantasia? Forse perché sono un uomo e il libro parla essenzialmente dei problemi delle donne con gli occhi delle donne (gli uomini sono al margine anche quando sono co-protagonisti)? Forse perché parla del sud e io vivo al centro nord? Forse perché la capacità di scrittura (indubbia) dell’autrice mi è apparsa esaurirsi nei dialoghi e nei pensieri delle due protagoniste? A pensarci bene non lo so perché mi ha annoiato ma lo ha fatto. E un po’ me ne dispiace.