È il 1994. L’ebreo Morris (Mickey) Sabbath ex burattinaio sessantaquattrenne, dotato di libidine sfrenata, sarcasmo tagliente e creatività scandalosa, dalle dita ormai devastate dall’artrite, vive da anni in un paese rurale del New England, Madamaska Falls dove ha insegnato tecnica teatrale in un collage locale fino al giorno in cui fu costretto a dimettersi a causa di uno scandalo che riguardava una registrazione di una telefonata pornografica avuta con una studentessa. Sabbath è sposato con un’alcolista, Roseanna, (La sua precedente moglie, Nikki, un’attrice di origine greca, è scomparsa nel 1964, dopo di che Sabbath lasciò New York per la vita in campagna). Il grande amore erotico della sua vita, la Croata Drenka Balich, che con il marito ha condotto per anni un albergo a Madamaska falls, è morta di recente di cancro, lasciando Sabbath solo e disperato.
Mickey è cresciuto sulla costa del New Jersey con i genitori e il fratello di cinque anni più grande, Morty, che è stato ucciso dai Giapponesi nel 1944. Ora, sono passati cinquant’anni e Sabbath sente la voce della madre morta che gli parla come fosse ancora un bambino. Un’altra morte, quella di un suo vecchio amico, lo fa decidere a lasciare Roseanna per dirigersi a New York per il funerale e per organizzare il proprio suicidio. Attraverso continui flashback, siamo condotti entro il teatrino di questo vecchio senza vergogna fra episodi intrisi di dramma, comicità clownesca, ossessione sessuale, amoralità ma anche lirismo e sensibilità impareggiabili.
La tecnica narrativa è talmente complessa e multiforme da rendere quest’opera un esempio irrinunciabile per coloro che vogliono fare della scrittura il loro mestiere.
La trama narrativa (intreccio) non coincide con i fatti cronologici (fabula). La vicenda si snoda tra presente e passato, tra numerosi flashback, digressioni, parentesi che si aprono, più o meno all’improvviso lungo un unico filo conduttore, spaziando dagli affreschi di stampo brutalmente sessuale, a quadri classici di una dolcezza inaspettata, attraversando anche paesaggi surreali, con qualche pennellata di pulp.
La voce narrante onnisciente è imparziale e razionale e si alterna alla voce narrante in 1a persona che ci porge con emozione la sua disperata confessione priva di morale, da clown perverso che irretisce il lettore e subito dopo lo disgusta. L’alternarsi di queste due voci crea vivacità teatrale, come se l’introspezione dell’animo del protagonista fosse a tratti abbandonata per acquistare uno sguardo oggettivo e critico nei riguardi della folle esistenza scellerata del burattinaio.Il teatro che ruota attorno a questo saltimbanco privo di morale è composto da marionette multiformi: amanti, mogli, conoscenze, amici, famigliari; tutti vengono “usati” per cercare di lenire la propria estrema inesauribile disperazione, quel sentimento che lo accompagnerà per tutta la vita dopo la morte del fratello. Ma fra tutte le marionette, fra tutti i fantasmi solo la “gemella genitale” Drenka riuscirà (fino alla morte di lei) ad abbattere lo strazio esistenziale di Sabbath con il gioco, quello infantile delle parole, e quello animalesco dei loro corpi, delle loro secrezioni.
In sostanza Il teatro di Sabbath è la narrazione di un clown disperato, intercalata con i suoi giochi pervertiti, i suoi lazzi osceni, i suoi pensieri lascivi ma anche illuminata dal suo sguardo poetico. Il clown Augusto, così fisico e terreno, si trasforma alla fine in Pierrot e piange del suo dolore, dei suoi morti, dei suoi ricordi, della sua follia, del se stesso come poteva essere e come invece è risultato. La scelta della morte sembrerebbe essere la soluzione finale ma sarebbe troppo semplice e facile.Forse alla fine sarà la vita a scegliere e sceglierà di farlo ancora esistere per rinnovargli l’ ultimo doloroso disagio, quello della vecchiaia, della solitudine, del dolore, per assolvere l’ultimo compito di essere il guardiano del suo fallimento.Con il personaggio di Michey Sabbath, Roth presenta un altro lato della sua ricerca sulla libertà umana. Qui l’uomo diventa satiro fornicante, somma di tutti gli eccessi, di tutte le trasgressioni e le provocazioni. È libertà assoluta, è carne e sesso: ciò che che secondo. D.H. Lawrence, è l’unica arma rimasta all’uomo per avvicinarsi alla vita autentica.
Conclusione.
Il romanzo è legato a doppio filo con tanti capolavori della letteratura mondiale.
Mickey Sabbath fa pensare anche ai personaggi di Pasolini, spinti da una realtà spirituale tormentata e intensa ma così ignobili, sporchi, direi melmosi, nei giochi esistenziali che inventano per lenire il loro strazio.
Insomma per leggere Roth occorre preparazione e predisposizione ad essere colpiti in faccia con le immagini più triviali ma anche con i pensieri più contemplativi e profondi e non è pane per tutti.